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ARTE SACRA
in dialogo con l’Autore

Faccio l’arte sacra che mi piacerebbe ci fosse già. Arte sacra del mio tempo. Né nostalgica, né illustrativa, né rivoluzionaria, né trasgressiva, né intellettuale, né banale… Quella che dica con taglio contemporaneo la stessa profondità e bellezza dell’arte sacra antica; che sia piena di vita, che sorprenda, che elevi... Vorrei che già ci fosse, perché è l’arte più difficile da creare. Mi è capitato da giovanissima di dover fare una Via Crucis, 14 tavole col tema della salita di Cristo al Calvario.

La mano era capace di disegnarne molte versioni: sono scenografa e creare più bozzetti per una stessa scena mi è naturale. Ho capito che non è la stessa cosa. Il sacro ti richiede un dialogo col protagonista, con l’autore con la A maiuscola, che è Dio. E quando l’ho capito e soffrendo sono entrata in quelle scene, ho dato vita ad una Via Crucis i cui disegni sono stati così amati, da essere riprodotti ancora oggi e voluti per proiezioni sui palchi dei più grandi teatri italiani.

Modalità operative

L’artista opera in due modalità.

Per COMMITTENZA, quando le sue opere a soggetto religioso nascono da una richiesta che sfocia in un progetto su misura caratterizzato dal rapporto diretto tra le persone coinvolte, dall’inizio fino alla realizzazione. Un percorso per sua natura lungo e complesso, ma sempre fecondo: hanno vita così i grandi cicli e le opere sacre site specific.

Per TEMA, frutto della propria ricerca stilistica su soggetti legati alla fede: opere studiate, progettate e realizzate per la diffusione di arte sacra contemporanea, originale e versatile.

Opere vicine al mondo del design, riproducibili in multipli d’autore e lontane dai costi dell’opera unica; in varietà di supporti e di dimensioni, per proporre un’arte religiosa tanto semplice quanto profonda, che arrivi ovunque e in breve. Queste soluzioni artistiche sono raccolte nel PGG Iconic Project.

Via Crucis in bianco e nero

cm20x20 grafite su carta, 2001

Il taglio artistico, stretto e ravvicinato, è scelto per entrare nelle scene evangeliche come un personaggio tra i presenti: osservare i fatti di persona, tralasciando panoramiche circostanti e lasciando entrare nel cuore solo l’essenziale.

L’artista si immedesima con l’angelo fattosi presente nell’orto degli ulivi (Lc. 22,43): seguendo da molto vicino il percorso doloroso di Gesù Cristo, sa riconoscere in quel condannato, il Dio Redentore.

Le 14 stazioni sono volutamente precedute da un quadro di prologo -dove si avverte la presenza fugace dell’angelo tra gli ulivi nella notte della cattura- e da un quadro di epilogo, in cui l’angelo veglia il sepolcro in attesa di annunciare con squilli di tromba la Resurrezione.

La tecnica del disegno con grafite su carta, in chiaroscuro, si addice particolarmente ad esprimere l’intensità del mistero narrato.

L’opera è inserita nel PGG Iconic Project: diffusione di arte sacra contemporanea in multipli d’autore. La via Crucis è già stata realizzata in: stampe per grafica ed editoria, 2002; formelle in metallo per le pareti di una chiesa, Catanzaro 2010; tavole digitali per App (VitaminaV), 2020. Per il taglio artistico originale, hanno destato ammirazione e approvazione anche in ambienti laici: sono state richieste dal teatro San Carlo di Napoli, dall’Auditorium di Santa Cecilia di Roma e dal Teatro dei Rozzi di Siena, per essere utilizzate, in proiezione, durante concerti (Franz Liszt, Via Crucis) 2011.

Restyling

Restyling Cappella CESA
Fondazione Alberto Sordi - 2007
Via Alvaro del Portillo, 5 - Roma

Dove l’architetto si ferma, lo scenografo entra in azione.

Una cappella preesistente, caratterizzata da elementi decorativi trompe l’oeil effetto legno. Una piccola aula rettangolare ed un’abside semicircolare con immagine mariana al centro; finestre che danno su un’ala della clinica voluta dall’attore Alberto Sordi.

La committenza chiede di inserire il tabernacolo in quella situazione architettonica, senza voler rifare radicali interventi di interior. Se la condizione non è congeniale agli architetti contattati, lo è per Paola Grossi Gondi, che da scenografa trasforma la cappella in una piccola chiesa con interventi semplici e originali.

Sfrutta il linguaggio del finto legno per realizzare pezzi di vero intarsio ligneo di altissimo artigianato: la preziosa porta del tabernacolo, che mostra la prospettiva dell’interno di una teca in cui si vede una pisside con croce in madreperla; le 14 formelle con le stazioni della Via Crucis, dalla composizione geometrica.

Nell’abside crea la suggestione della profondità che non c’è, con due quinte in vetro retroilluminato che riprendono le linee del paesaggio. Al centro, tra le quinte crea un’edicola votiva campestre: un elemento prismatico in pietra marmorea con semplice cornice dove incastona il tabernacolo. Mette vetro tipo alabastro alle finestre e la luce naturale filtra dorando l’ambiente. Cura anche il design degli arredi sacri progettando l’altare in pendant con l’edicola del tabernacolo; lampade, candelieri, croce, ambone, seggio in ferro, in un classico e lineare stile da campo.